La nostra Rivista da sempre si occupa di sicurezza, sia per quel che concerne le vicende interne, sia, ovviamente, quelle relative al contesto internazionale. Naturale che, visti i tempi, ci troviamo a trattare spesso della guerra in atto nei confini europei. Ebbene, in un momento così delicato per le sorti del nostro Paese, in prima linea tra le nazioni del blocco occidentale, che cosa fanno i nostri politici? Spingono per far cadere il Governo… il tutto senza che nessuno, tra le forze politiche avverse, palesi e non, se ne assuma pienamente la disponibilità.
Il resto dell’Europa, ovvio, ci guarda con sorpresa. Colui che, fino a qualche mese fa, veniva eretto in pompa magna come il “salvatore della Patria”, Mario Draghi, nel bene e nel male autentico faro delle democrazie europee, ad oggi viene messo da parte in maniera subdola, meschina, una modalità tipica del nuovo modo di fare politica in Italia. Un ostruzionismo solo distruttivo, che non porta nessun beneficio.
Non giova, in primis, alla situazione “esterna”. Basti pensare come una caduta del governo Draghi sia di buon auspicio per il Cremlino, che senza far nulla si vede crollare il suo maggiore oppositore nel Vecchio Continente; con Draghi fuori gioco, inoltre, sfumerebbe qualsiasi tipo di speranza sotto il profilo diplomatico, un percorso finora mai intrapreso ma ancora possibile. Chissà se sapranno far meglio gli “amici” di Putin, come il sempreverde Berlusconi o Matteo Salvini… A pensar male, però, si rischia di fare un complicato gioco di politica internazionale (e di sentirsi dire “complottista”).
L’attuale crisi di Governo non giova, soprattutto, alla situazione “interna”: anche se non sembra, è partito il countdown per le prossime elezioni e le forze politiche cominciano a prendere posizione. Chissà, da un punto di vista degli schieramenti, quali soprese ci attendono in queste tanto attese elezioni anticipate… Una cosa è certa: gli italiani questa volta alle urne ci andranno in massa e, dopo tanto tempo, potranno decidere democraticamente, speriamo in maniera sensata. Ci arriveranno in affanno, con il Covid tutt’altro che debellato e con le tasche ancor più alleggerite. Mi metto nei panni dei nostri politici: c’è poco da essere ottimisti per le prossime elezioni!
Insomma, un po’ come a scuola, la classe politica ha poche settimane per raggiungere la sufficienza, per “svoltare l’anno”, per tenere a galla la barca, quella di tutti però. Intanto ce ne stiamo “a galla” (non al mare); aspettiamo aggrappati al salvagente, sempre che prima non si sgonfi.
L’avvenire non è una cosa fatta da attendere, ma una cosa che dobbiamo creare (Michelet)
il Direttore, Ugo Rodorigo