A Roma siamo nel mese dedicato al libro e all’editoria in generale. In ballo non c’è solo un settore lavorativo in crisi da molti anni: c’è molto di più. Perché se la scrittura è l’elemento che ci contrassegna come civiltà da almeno cinque millenni, pare a tutti evidente che è un bene inestimabile, da difendere a tutti i costi.
Ebbene, la crisi non riguarda più soltanto il mercato, riguarda i costi di produzione. Argomento di questi giorni, infatti, è l’esorbitante costo (nonché la difficile reperibilità) della carta e di tutti gli accessori indispensabili per la stampa. Stiamo parlando di costi giunti ai massimi livelli, livelli mai raggiunti, in sostanza di un aumento medio del 20%, se non di più, come denunciato proprio in questi giorni dall’Associazione Italiana Editori (AIE) in occasione dell’evento “Più libri più liberi”.
Un dato preoccupante, che stride non poco con il coraggio e la perseveranza dei piccoli e medi editori, i quali non solo sono sopravvissuti alla fase pandemica con risultati incoraggianti, ma hanno addirittura incrementato il loro guadagno dal 22 al 25%.
Verrebbe allora da chiedersi: come aggirare il problema? Alla domanda possiamo rispondere con un’altra domanda: dove finisce tutta la carta? Il riciclaggio della carta è forse uno dei settori più trascurati nell’oscuro mondo della raccolta differenziata. Ci sono tipologie di carta che si prestano ottimamente al riuso, persino per cinque o sei volte. Perché non puntare seriamente su tale riciclo? Sarebbe una mossa concreta, oltreché etica (se solo si guarda ai risvolti positivi sull’impatto ambientale, altro dato da non trascurare), nonché una sorta di àncora di salvataggio per molte realtà editoriali in difficoltà, per non parlare delle tipografie e di tanti altri addetti ai lavori.
Anche le tipografie, allineando i loro macchinari per la lavorazione di una carta, magari più scadente, ma pur sempre materia prima indispensabile, possono certamente fare la loro parte. Di escamotage e incentivi al riciclo ne possiamo trovare parecchi; abbiamo iniziato con la plastica, perché non fare lo stesso con la carta? L’editoria rappresenta ancora un pezzo importante del nostro vivere quotidiano e, diciamolo, il web non basta o, almeno, non ci basta. Facciamola cantare questa carta. O, almeno, giochiamocela bene…
il Direttore, Ugo Rodorigo