Signore della guerra e broker del narcotraffico: l’italo colombiano poteva essere estradato a settembre e fare rivelazioni importanti alla Magistratura. Poi Trump ha bloccato tutto
E’ l’uomo dei misteri. Cinquantasei anni, di cui gli ultimi dodici trascorsi in carcere negli Stati Uniti per delitti legati al traffico internazionale di cocaina, Salvatore Mancuso detto El Mono (la scimmia) è senza dubbio l’italo-colombiano più conosciuto dalle Forze dell’Ordine del Belpaese. A settembre del 2020, dopo aver manifestato disponibilità a fornire dichiarazioni alla magistratura italiana sulla sua attività di narcotrafficante, Mancuso avrebbe potuto essere estradato in Italia, ma una serie di circostanze ne ha bloccato il trasferimento.
El Mono è stato per anni il capo indiscusso delle AUC (Autodefensas Unidas de Colombia), una formazione paramilitare composta da 12.000 uomini e responsabile di gravi crimini. “Don Salvatore” lavorava in coppia con Carlos Castaño, nemico giurato di Pablo Escobar Gaviria e fondatore con i fratelli Vincente e Fidel del gruppo dei “Los Pepes” che contribuì, anche per ragioni di concorrenza, alla distruzione dell’impero del padrone di Medellin. Mancuso ha vissuto nei territori del nord ovest della Colombia compresi tra le città di Cordoba e Uraba scegliendo poi di uscire dalla clandestinità con l’avvento del Terzo Millennio e approfittando del processo di pacificazione e smobilitazione dei gruppi paramilitari avviato nel suo paese.
Nonostante le protezioni politiche e i forti legami tra i vari governi colombiani e i paracos, Mancuso fu consegnato alle autorità degli Stati Uniti con altri 13 jefes dei gruppi paramilitari e dei narcos colombiani. Il 13 Maggio 2008 il “generale” delle AUC venne dunque estradato negli Stati Uniti, dove decise di collaborare con gli inquirenti, rivelando solo in parte quello che tutti sospettavano: sulle sue spalle pendono 10.000 omicidi e nei dieci anni precedenti alla sua estradizione avrebbe smerciato 30.000 tonnellate di polvere bianca in partnership con la ’ndrangheta, l’organizzazione criminale calabrese che, grazie al suo profilo internazionale, detiene una enorme fetta del mercato mondiale della cocaina.
Fabio Ferrari