Il quadro della politica internazionale e nazionale muta a una velocità disarmante, tanto che risulta ormai difficile soffermarsi debitamente su un tema e fermarsi a riflettere. Eppure, se vogliamo provare a fotografare l’alba di questo controverso 2025, un dato lo possiamo già evidenziare: la “volgarizzazione della politica”. Un tempo si parlava di “arte della politica” dietro alla quale (da sempre) si celano svolte repressive, scelte impopolari e ricatti internazionali. Questa accelerazione, questo decadimento del linguaggio politico, sul piano internazionale ha un volto, un nome e cognome: Donald Trump.

Chi credeva nel Tycoon come “portatore di pace” inizi anche a vacillare, perché le “soluzioni facili” non sono mai pacifiche. Non possiamo non esprimerci sulle sue dichiarazioni relative al futuro di Gaza. Lo diciamo subito, nessuna novità. Le immagini che raffiguravano palazzine di lusso sovrapposte alle macerie della Striscia giravano in rete già nelle settimane immediatamente successive agli attacchi del 7 ottobre; la deportazione di massa dei palestinesi e l’idea di realizzare una nuova “Riviera” (o “Costa Azzurra”) sulle rive orientali del Mediterraneo rispondono a un programma politico ben preciso, inseguito da decenni dalle formazioni politiche della destra israeliana e supportato dalle diverse amministrazioni USA negli anni. Inutile fare paragoni con l’amministrazione Biden: Trump non vuole far altro che “finire il lavoro”, iniziato dal suo predecessore.

Potremmo soffermarci sulle politiche ricattatorie americane relative ai dazi, agli immigrati irregolari… ma dato che stiamo parlando di “volgarizzazione” della politica, soffermiamoci sugli affari di casa nostra. Un caso come quello della liberazione del generale libico Almasri, in passato, avrebbe fatto cadere anche il più granitico dei governi… ma siamo nel 2025 e in una fase politica che non conosce precedenti quanto a numero di scandali e incompetenza governativa. L’aspetto più inquietante della vicenda è proprio la mancanza di un confronto che sia veramente politico, con una premier sempre più “assente” in Parlamento ma onnipresente sui social. Temporeggiare, alzare un po’ di fumo, distrarre… sono queste le armi di un governo molto più in difficoltà di quello che sembra.

Ma la politica odierna è questa: è quello che sembra. E qui sorge il solito, cronico, problema: tutto questo è possibile solo perché la massa è disinformata, disinteressata, facilmente influenzabile; merito delle destre, demerito delle sinistre, o tutte e due, il risultato è questo. La volgarizzazione della politica diviene dunque lo specchio della brutalizzazione della società. Se non torniamo tutti ad essere protagonisti (e partecipi) della società civile temo che, a giochi fatti (ddl sicurezza, riforme costituzionali ecc…), difficilmente ci riprenderemo.

Il Direttore
Ugo Rodorigo