Roma, 9 novembre

Il clima festoso della sala della Protomoteca del Campidoglio in occasione del sessantennale di Magistratura democratica (Md) ha celato una tensione palpabile. La celebrazione di una causa tanto importante e storica è, infatti, stata accompagnata dalle discussioni sulle attuali sfide che la giustizia italiana sta affrontando, esacerbate dalla posizione del governo nei confronti del sistema giuridico.

Gli interventi della mattinata hanno tracciato un percorso che va dagli albori di Md, con la loro visione innovativa della giurisprudenza, passando per i momenti più tumultuosi degli anni ’70 e ’80. Tra le voci più significative c’è stata quella del magistrato Riccardo Palombarini, che ha condiviso la sua esperienza nelle lotte legali contro le teorie persecutorie del procuratore Pietro Calogero in relazione al movimento di Autonomia operaia.

Nello Rossi, ex presidente di Md e attuale direttore della rivista Questione giustizia, ha alzato il velo sulle recenti dichiarazioni del ministro della Giustizia Carlo Nordio riguardo ai magistrati e al loro diritto di criticare la legge. Rossi ha descritto la posizione del ministro come una “distopia”, sottolineando la fondamentale libertà dei giudici di esprimere dubbi sulla legge ordinaria in rapporto alla Costituzione.

In prima fila si trovava anche Silvia Albano, presidente della sezione immigrazione del Tribunale di Roma, attualmente sotto scorta dopo aver ricevuto minacce per le sue sentenze su migranti trasferiti in Albania. Questo fatto mette in evidenza i rischi concreti che i magistrati possono incontrare nell’esercizio delle loro funzioni.

Al centro del dibattito rimaneva il controverso “caso Albania” riguardante il rimpatrio illegittimo di migranti. Stefano Musolino, segretario nazionale di Magistratura democratica, ha chiarito che gli orientamenti prevalenti indicano un rispetto prioritario delle norme europee rispetto a quelle italiane; l’attesa è ora rivolta a nuove decisioni da parte delle corti competenti che potrebbero influenzare profondamente la materia.

Il segretario nazionale della Cgil Maurizio Landini ha chiuso la sessione enfatizzando l’importanza dei diritti costituzionali in pericolo sotto l’attuale governo; un richiamo inquietante alla precarietà delle libertà civili ed economiche nel Paese.

Il congresso ha proseguito con ulteriori dibattiti e importanti protagonisti dell’attuale panorama politico e associativo, Mentre la celebrazione onorava sei decenni di impegno per una giustizia equa e democratica, era chiaro a tutti che nuove battaglie sono all’orizzonte nella lotta per il mantenimento e il rafforzamento dei diritti fondamentali in Italia.

Vittorio Vannutelli