Alla luce delle dilaganti violazioni dei diritti delle persone migranti e della crescente repressione del dissenso, 62 organizzazioni umanitarie e per i diritti umani e per la ricerca e il soccorso, internazionali e locali, ribadiscono che la Tunisia non è un luogo sicuro per le persone soccorse in mare, inclusi i cittadini tunisini, e chiedono all’Unione Europea e ai suoi stati membri la cessazione di ogni forma di cooperazione in ambito migratorio con il paese

    4 ottobre 2024. ASGI – Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione
    Alla luce delle dilaganti violazioni dei diritti umani contro i migranti, i richiedenti asilo e i rifugiati in Tunisia, in particolare quelli neri; della mancanza di un sistema di asilo; della repressione della società civile, dell’indipendenza della magistratura e dei media da parte del governo tunisino; e dell’impossibilità di determinare in modo corretto e individualmente la nazionalità o di valutare le esigenze di protezione dei migranti e dei richiedenti asilo in mare, è chiaro che la Tunisia non è un luogo sicuro per lo sbarco delle persone intercettate o soccorse in mare. La cooperazione in corso tra l’Unione Europea, gli Stati membri dell’UE e la Tunisia sul controllo della migrazione, che si basa sullo sbarco in Tunisia delle persone soccorse o intercettate in mare – come la precedente cooperazione con la Libia – contribuisce alle violazioni dei diritti umani. Le politiche europee di esternalizzazione nella gestione delle frontiere verso la Tunisia sostengono le autorità di sicurezza che commettono gravi violazioni. Stanno inoltre ostacolando il diritto delle persone a lasciare qualsiasi Paese e a chiedere asilo, contenendo i rifugiati e i migranti in Paesi in cui i loro diritti umani sono a rischio. Inoltre, lo sbarco in Tunisia può mettere in pericolo le persone ed esporle a gravi danni, oltre a esporre i rifugiati e i migranti a un rischio elevato di espulsione collettiva verso la Libia e l’Algeria, una possibile violazione del principio di non-refoulement. L’istituzione, il 19 giugno 2024, della Regione tunisina di ricerca e soccorso (SRR), richiesta e sostenuta dalla Commissione europea, rischia di diventare un altro strumento di violazione dei diritti delle persone piuttosto che un legittimo adempimento della responsabilità di garantire la sicurezza in mare. Analogamente alla cooperazione con la Libia, l’impegno dell’UE e dei suoi Stati membri con la Tunisia può avere l’effetto di normalizzare le gravi violazioni contro le persone in cerca di protezione e di minare l’integrità del sistema internazionale di ricerca e soccorso, trasformandolo in uno strumento di controllo della migrazione. Come organizzazioni umanitarie e per i diritti umani, chiediamo all’UE e ai suoi Stati membri di interrompere la cooperazione sul controllo della migrazione con le autorità tunisine, responsabili di gravi violazioni dei diritti umani in mare e in Tunisia. Le ONG di ricerca e soccorso e le navi commerciali non dovrebbero ricevere istruzioni per sbarcare nessuno in Tunisia. Violazioni diffuse e ripetute dei diritti umani Negli ultimi due anni, dati osservati da organizzazioni tunisine e internazionali, nonché da organismi delle Nazioni Unite, indicano che la Tunisia non può essere considerata un “luogo sicuro”, come definito dalla Convenzione SAR del 1979, dal Comitato per la sicurezza marittima (MSC) e dagli organismi delle Nazioni Unite, per le persone intercettate o soccorse in mare, in particolare nere. Nonostante abbia aderito alla Convenzione delle Nazioni Unite sui rifugiati del 1951, la Tunisia non ha una legge….

    Firmatari

    di ASGI