“Dieci lezioni sul male” per capire i crimini commessi dagli adolescenti e le loro cause. Utilizzo massiccio dei social, lockdown e inadeguatezza delle famiglie: quali gli effetti dell’assenza delle parole sulla capacità dei minori di gestire efficacemente le relazioni con l’altro? Ne abbiamo parlato con lo psicologo giuridico Mauro Grimoldi

    Pare che il diciassettenne che, a inizio settembre, a Paderno Dugnano, ha ucciso la sua famiglia, abbia ammesso di aver agito d’impulso, senza riflettere e senza riuscire a spiegarsi, nei giorni successivi all’omicidio, cosa fosse realmente successo quella sera. Mancanza di consapevolezza, incapacità di percepire e capire la responsabilità delle proprie azioni, percezione dei reati come eventi “esterni”, indipendenti dalla volontà: sono queste le direttrici attraverso cui si snoda l’analisi dei crimini degli adolescenti di Mauro Grimoldi che, in “Dieci lezioni sul male” (Raffaello Cortina Editore, 2024) illustra alcune storie raccolte in anni di lavoro con gli adolescenti autori di reato, in qualità di consulente di tribunali e psicologo giuridico, cercando di comprendere le radici dei comportamenti devianti in età giovanile e di studiare i percorsi rieducativi più adeguati. Dalla lettura delle “lezioni”, che si aprono con specifici casi di crimini commessi da minorenni, emerge come il fenomeno della violenza giovanile sia estremamente complesso, talvolta apparentemente inspiegabile e mai riducibile a spiegazioni semplicistiche. Dietro agli agiti violenti, il dott. Grimoldi ha individuato una costante: l’incapacità dei giovani di relazionarsi mediante atti di parola. «Tra il desiderio e l’azione – spiega l’Autore – non si frappone un pensiero in forma di parola che autorizza, o ne ostacola, la realizzazione». Detto altrimenti, la relazione con l’altro non è più mediata da parole, e quindi da pensieri, e l’azione, anche violenta, rimane l’unica modalità per rapportarsi con genitori, parenti, amici: «Tutti i criminali vìolano il patto sociale che prevede che in genere, quando si sente un desiderio, non lo si realizzi immediatamente ma lo si riempia di parole pensate, dette, che si aspetti. Questo anche quando il desiderio è aggressivo, quando si odia come quando si ama, quando si desidera». Ciò non significa giustificare gli adolescenti che commettono crimini, anche gravissimi; ma è soltanto mediante lo studio delle cause e l’individuazione dei necessari trattamenti, compresa una pena adeguata ai singoli casi, che si potranno prevenire ulteriori reati, poiché «se il [loro] autore continuerà domani ad avere le stesse

    di Michele Turazza