Da simbolo della lotta che portò alla legge 121 a figura ormai dimenticata, messa in ombra dai vertici dell’Amministrazione e dai sindacati. Dove sono finiti i sogni dei poliziotti democratici di quel tempo? La parola a un “carbonaro”, testimone e protagonista d’eccezione di quegli anni, sempre più lontani e “scomodi”
Nel numero 185 maggio-giugno del 2018 di questa Rivista già scrissi un articolo su Franco. Oggi desidero parlare ancora una volta di lui citando una parte di un brano intitolato Bint’annos (Vent’anni) e tratto dall’album Kentu degli Istentales, gruppo musicale agro-pastorale nuorese. Della strofa in questione ho modificato la prima parola, perché ritengo che, in tal modo, sintetizzi in maniera chiara il mio pensiero: “Barant’annos sun colaos e nois semus inoche cantande sas cantzones semper ad arta boche” (sono trascorsi quarant’anni e noi siamo sempre qui a cantare le canzoni a voce alta).
In altri termini, quello che desidero ribadire con forza, se ancora ce ne fosse bisogno, è che un gruppo sparuto di poliziotti democratici – di cui ho avuto il grande onore di far parte – Franco Fedeli, CGIL, CISL e UIL hanno lottato e ottenuto la riforma del Corpo di P.S., tutt’altra cosa rispetto sia alla vetusta e repressiva classe dirigente della Polizia di Stato, sia a quella nuova, figlia della legge 121.
La volta precedente, nel ricordare Franco ho citato un luogo particolare, quando ho raccontato che “L’avevo incontrato decine di volte, centinaia di telefonate le prime volte in via Chinotto” – riferimento chiaro per chi ha conosciuto via Chinotto e ciò che è successo in quella “fucina”.
Quanti ricordi. Noi poliziotti eravamo orgogliosi di stargli vicino, ci faceva maturare, ascoltarlo era come stare di fronte ad un “oracolo”. Quando rientravo a Cagliari e raccontavo di Franco e di che cosa si fosse deciso, i colleghi si animavano traendo da quei racconti energia ed entusiasmo necessari per continuare la lotta.
Quando l’11 febbraio 1975 Franco entrò nella sala del Palazzo dei Congressi di Cagliari e la vide stracolma – oltre milletrecento persone – restò meravigliato. In quel momento calò il silenzio. I colleghi che lo conoscevano solo di nome e attraverso i suoi articoli sulla rivista O.P., stavano attenti a cogliere ogni ….
di Mario Bruno Piras