Cinque anni fa, dopo oltre due anni di coma, moriva Maria Teresa Trovato Mazza, agente della Polizia Penitenziaria che il 1 novembre 2016 era stata rinvenuta gravemente ferita da un colpo di pistola alla testa in un ascensore dell’ospedale di Venezia dov’era per un servizio esterno. Per la procura si tratta di un gesto estremo, ma la famiglia della poliziotta lo esclude. Il gip ha disposto più volte supplementi di indagine. Le tappe e gli sviluppi della tragica vicenda
È passato un lustro dal decesso, avvenuto il 12 gennaio 2019, di Maria Teresa Trovato Mazza, 29 anni, detta “Sissy”, l’agente del Corpo di Polizia Penitenziaria che lavorava nella casa di reclusione femminile veneziana della Giudecca. La giovane poliziotta, di origine calabrese, era rimasta per più di due anni e due mesi in coma da quando – martedì 1 novembre 2016 alle 11,20 – fu ritrovata a terra, ferita, in fin di vita e priva di coscienza, per un colpo di pistola che le aveva perforato la testa, dentro un ascensore del padiglione Jona dell’ospedale civile “Ss. Giovanni e Paolo” di Venezia, dove si era recata per controllare una detenuta che aveva partorito da pochi giorni. Il proiettile che le ha attraversato il capo (da destra a sinistra) e ha scheggiato la parete in lamiera dell’ascensore è partito dalla pistola semiautomatica Beretta (modello 92 FS) calibro 9 Parabellum d’ordinanza.
Chi ha premuto il grilletto dell’arma da fuoco? La stessa poliziotta o un’altra persona? La mattina dell’1 novembre 2016, Sissy, che aveva chiesto alla coinquilina di effettuarle una ricarica telefonica, inizia il suo turno di lavoro in carcere alle 7 e più tardi, appunto, è chiamata a svolgere un servizio esterno: intorno alle 10,50 esce dall’istituto penitenziario e si avvia, accompagnata da personale del servizio navale di Polizia Penitenziaria, al nosocomio civile per verifiche su una carcerata neomamma.
I suoi ultimi momenti di vita, poco prima della tragedia, vengono registrati dalle telecamere di sorveglianza interne all’ospedale. Alcuni minuti dopo le 11, Maria Teresa – in divisa, con la pistola nella fondina e senza guanti – da sola sale al secondo piano, dov’è ubicato il reparto di ginecologia, nel quale è ricoverata la donna che lei deve controllare, ma in quel luogo non la trova perché la puerpera è al piano terra, in pediatria, ad allattare la figlia neonata. L’agente, quindi, scende, la cerca chiedendo informazioni a chi incontra e, infine, la raggiunge. Dopo aver eseguito gli accertamenti sulla reclusa ricoverata, però…..
di Marco Scipolo