A cura di Michele Turazza.
Marco Bechis – La solitudine del sovversivo
Ugo Guanda Editore, 2021, pp. 344, € 18,00.
“È con l’elettricità che mi faranno diventare le palle piccole come due chicchi di uva passa. Nessuno può morire qui dentro se non lo decidono loro, decidono tutto qui, qui dentro loro sono dio”.
Marco Bechis, nato in Cile da madre cilena e da padre italiano, viene rapito nel 1977 per motivi politici da un gruppo di militari in borghese e tenuto segregato in un sotterraneo di Buenos Aires: a questa sconvolgente esperienza e alla testimonianza sulla dittatura argentina, che segna i destini di un popolo intero, dedica la sua vita di regista e sceneggiatore, con film che hanno ottenuto prestigiosi premi internazionali (tra cui: Garage Olimpo, Il rumore della memoria). Bechis sopravvive, viene liberato e fugge in Italia. È un sopravvissuto, ma anche vittima. “La solitudine del sovversivo” è la sua avvincente storia, dall’infanzia e dall’adolescenza fino alla sentenza che ha riconosciuto la colpevolezza degli aguzzini del Club Atlético, il carcere clandestino in cui fu rinchiuso, condannandoli quasi tutti all’ergastolo.
“Ma non basta, la giustizia è un risarcimento parziale, nessuno di loro ha mai confessato, la giustizia non mi leva di dosso il fardello che continuo a sentire sulle spalle”.
Federico Faloppa, Vera Gheno – Trovare le parole
Edizioni GruppoAbele, 2021, pp. 224, € 15,00.
Da Ascolto a Educazione, da Hate speech a Responsabilità, fino a Vittima, Xenofobia: sono soltanto alcune delle parole scelte da Federico Faloppa (professore di Storia della lingua italiana a Reading, nel Regno Unito) e Vera Gheno (sociolinguista e docente all’Università di Firenze) e analizzate nell’“abbecedario per una comunicazione consapevole”, sottotitolo del loro ultimo libro “Trovare le parole”, pubblicato nella collana i Ricci delle edizioni Gruppo Abele. “Le parole sono importanti”, gridava Nanni Moretti. E lo diventano ancora di più nel mondo dei social, dove ogni pensiero può avere diffusione potenzialmente illimitata e conseguenze esiziali sulla vita delle persone.
“Maneggiata in modo approssimativo, distratto, noncurante, la parola può diventare un limite. Escludere ed escluderci, offendere e offenderci. Ma è anche, la parola, possibilità, logos, conoscenza”. Proprio per favorire un utilizzo maggiormente consapevole delle parole è rivolto l’abbecedario “punto di partenza, un modo per facilitare il dialogo”, poiché “lo sforzo di comunicare meglio deve essere collettivo e deve coinvolgerci tutti in prima persona”.
Noam Chomsky – Lotta o declino
Ponte alle Grazie, 2021, pp. 172, € 15,00.
Linguista, saggista, filosofo, Noam Chomsky, classe 1928, è senza dubbio uno dei più grandi intellettuali del nostro tempo che ha saputo coniugare il suo ruolo di accademico a un impegno politico costante da attivista attento ai problemi della modernità. Punto di riferimento della sinistra internazionale, nelle sue opere, l’ex professore del MIT espone con lucidità e chiarezza le sue critiche al neoliberismo e alle sue conseguenze, alla politica americana e alle disuguaglianze che genera, agli organi di informazione e ai loro padroni. “Lotta o declino”, libro-intervista a Chomsky, si propone di chiarire il suo punto di vista su svariati temi di attualità, lanciando al contempo un messaggio di speranza: nonostante i tempi bui che stiamo vivendo, noi tutti, col nostro impegno, con l’attivismo, possiamo cambiare le cose.
“Le cose cambiano perché ci sono persone che si impegnano con costanza perché ciò avvenga. […] Così facendo, gettano le basi affinché nascano movimenti che con il loro attivismo generano il cambiamento. […] Non si può cambiare il mondo in solitudine. Chi vuole cambiare il mondo si mobilita e lavora insieme agli altri”.
Un inno alla partecipazione, alla resistenza: unione e mobilitazione sono le uniche vie d’uscita se ancora si vuole provare a realizzare un futuro migliore per tutti.
Andrea Nicastro – Gli altri siamo noi
Rubbettino, 2021, pp. 170, € 13,00.
“Perché non si agisce all’origine del problema (la disuguaglianza) invece che sul suo sintomo (il terrorismo)?”. Vent’anni vissuti in Paesi “altri” – Afghanistan, Pakistan, Iraq, Iran, Cecenia, Libano, Egitto, Marocco –, incontrando, studiando, viaggiando, hanno consentito ad Andrea Nicastro, inviato del Corriere della Sera, di comprendere un punto di vista non “occidente-centrico”: come pensano, cosa sperano, come ci vedono questi “Altri”? Ha fatto ciò che avrebbero dovuto fare governanti e politici, cioè “sapere in base a quali informazioni gli Altri agiscono, condannarli se e quando è il caso, ma non giudicarli pazzi o nemici perché è semplicemente troppo faticoso ascoltare quel che hanno da dire” (dall’Introduzione dell’Autore).
Scrive padre Alex Zanotelli, nella Prefazione, che Nicastro “è sceso dove tanti giornalisti hanno paura di andare” e per questo può invitare gli occidentali a guardare alla storia come possono vederla i popoli musulmani e a intraprendere relazioni internazionali basate sul rispetto e sullo sviluppo anziché su forza e sfruttamento. Confutando sia le posizioni “buoniste” che quelle delle destre sovraniste e reazionarie, l’approccio di Nicastro è laico, razionale: “se qualcuno resta fuori dalla porta, affamato, prima o poi romperà il vetro ed entrerà dalla finestra. Sistemare le cose prima che il vetro si rompa è nel mio pragmatico interesse”.