Mentre USA e Stati europei sono impantanati in una crisi che dura da ormai un quindicennio, la macchina economica cinese procede a un ritmo inarrestabile. Un approfondimento sul progetto “Belt and Road Initiative” e su come la Repubblica Popolare Cinese progetta di raggiungere i mercati occidentali, indebolendo l’egemonia statunitense
Mentre l’Occidente si ritrova nuovamente ad assistere alle conseguenze della decisione presa dalle Nazioni Unite del 1947, quella sulla partizione della Palestina, la Repubblica Popolare Cinese costruisce strade e stringe accordi a favore della sua lenta avanzata verso i mercati europei. Al tempo stesso, e sul “proprio” territorio, l’Europa sta affrontando una guerra interna tra Ucraina e Russia. Un orrore sempre figlio delle decisioni prese in passato, attraverso un accordo informale, dalle Nazioni Unite e l’ex Unione Sovietica.
La Cina non ha preso posizione all’inizio del conflitto e, tuttora, non ha definito le sue alleanze. Al contrario invece ha agito la sua “controparte” d’oltreoceano, gli USA, non appena i russi hanno messo piede in territorio ucraino, condannando fermamente l’invasione e assistendo, attraverso invio di armi e formazione militare, l’esercito ucraino. Come un dragone dormiente Pechino si occupa dei suoi interessi, giocando in modo competitivo nel capo del mercato internazionale ma senza esporsi sulle dinamiche dei bilanciamenti di potere globali. Ma perché la Repubblica Popolare Cinese (RPC) – che almeno apparentemente non risulta interessata a mettere in discussione gli equilibri internazionali – risulta invece uno dei soggetti più coinvolti nel discorso politico globale?
L’ascesa della Cina come il più importante attore in quell’area che ora consideriamo come l’Asia Orientale, è uno degli sviluppi più significativi nella storia geopolitica mondiale. Questa affermazione potrebbe sembrare eccessiva ad alcuni lettori ma…..
di Riccardo Sacchi