Una riflessione “a freddo” sulle polemiche che anche quest’anno hanno accompagnato la ricorrenza della Festa di Liberazione dal nazifascismo

    Anche quest’anno, complici le dichiarazioni sui fatti di via Rasella rilasciate dal Presidente del Senato Ignazio La Russa, si è tornati a dibattere, sia sui media tradizionali che su alcune pagine social, riguardo l’eredità della Resistenza al nazifascismo e del suo contributo alla nascita della democrazia nel nostro Paese.

    La Resistenza, come altri eventi storici che hanno contraddistinto il lungo Novecento italiano, appare come un processo foriero di divisioni e lacerazioni sia nell’arco parlamentare che nella società civile italiana. Inoltre, questo clima conflittuale viene favorito e alimentato dalla persistenza di pregiudizi tendenti a dipingere il regime fascista in chiave romantica se non goliardica. A conferma di ciò, la lettura e l’analisi delle opere dello storico Francesco Filippi mostrano in maniera molto accurata il permanere e il diffondersi di certi pregiudizi provenienti dall’esperienza del ventennio ed ancora molto radicati in alcuni strati della popolazione italiana, di cui forse il più emblematico è quello dell’irresistibile e irrefrenabile voglia e ricerca dell’uomo “forte” al comando.

    Gabriele Ridolfi